Qualche mese fa ero a Bologna, ad incontrarmi con due lettrici del blog: chiacchieravamo sedute di fronte alla colazione quando, non ricordo come, siamo finite a parlare di blogger, di quelli che fanno pacchi di visite e condivisioni al giorno, di quelli che sono riusciti a diventare addirittura influencer.
Entrambe si chiedevano: “come fanno certi blogger a generare numeri del genere… nonostante i post, non particolarmente brillanti?”. La mia reazione è stata la seguente:
Me lo sono chiesta per tanto tempo e per un certo periodo è stato pure motivo di smarrimento. Mi chiedevo: “ma perché sbattermi per cercare sempre di scrivere qualcosa di utile, quando c’è gente che scrive boiate ed è seguita e condivisa molto più di me?”.
Ci ho pensato molto, poi una notte, mentre guardavo un programma di cinema in TV, è uscita fuori la teoria del cinepanettone.
La teoria del cinepanettone è la seguente. Noi blogger siamo come i generi cinematografici: c’è la commedia (in tutte le sue declinazioni), il film d’azione, quello drammatico, lo storico, quello d’avanguardia e via di seguito. Ed infine c’è il cinepanettone.
Il cinepanettone è quel film dove la trama non c’è, quello che nessuno va a vedere ma che tu non ti spieghi come, riempie ogni anno le sale.
Ecco, c’è una piccola grande parte di blogger che scrive i post-cinepanettone: questi ultimi sono quelli che decidi di leggere oramai sfinito, dopo che per la decima volta te li vedi girare sui social network; arrivi alla fine del post e la tua reazione non può che essere la seguente:
Cosa puoi farci? Nulla. Assolutamente nulla. Nel senso: i post-cinepanettone esisteranno sempre perché ci saranno sempre blogger-cinepanettoni pronti a scriverli. Che non c’è nulla di male, ma se sei come me un (bel) po’ ci stai su a rimuginare, chiedendoti perché.
Posso darti tre input, se come me ti è capitato di sentirti smarrito, spiazzato e contraddetto:
- Le persone simili si attraggono: no, fidati, il detto “gli opposti si attraggono” è una stupidaggine (guarda Matthew Bellamy e Kate Hudson che fine hanno fatto… io l’ho sempre saputo). Contenuti frettolosi e scarni attirano persone che hanno poca voglia di approfondire, studiare, provare, magari più avvezze al complimento (leggi moina) verso il blogger che al confronto con quest’ultimo. E non so te, ma a me sono sempre piaciuti di più i secondi;
- I tuoi contenuti sono la cosa più importante che puoi donare ai tuoi lettori, non svenderli e di conseguenza, non svenderti. Cambiare linea editoriale o tone of voice è come prendere tutto il buono che hai fatto finora e buttarlo alle ortiche: non piacerai mai ai lettori che speri di conquistare e perderai quelli che avevi raggiunto con tanta fatica finora.
- L’ultimo, il più importante: c’è il cinepanettone, che tutti conoscono, e poi c’è il film muto in bianco e nero, vincitore di pacchi di premi Oscar, che pochissimi hanno visto o anche solo sentito parlare. Rassegnati, non otterrai mai la notorietà e le condivisioni che speri e meriti, ma sorridi: ci sono buone probabilità che tu sia un bellissimo e pluripremiato film in bianco e nero.
Un post appassionato in cui mi ci ritrovo alla grande! 😉
Cara Laura, sono d’accordo con te. A me piace raccontare e creare contenuti belli e interessanti, quelli che alla fine dici: “in modo carino e simpatico (spero) ho imparato qualcosa che non sapevo!” Quindi, mi tengo i miei pochi-ma buoni lettori e sono contenta quando persone del mio stesso settore mi dicono che hanno apprezzato quello che ho scritto 🙂
Grande articolo Laura. Le tue considerazioni, peraltro condivisibili, fanno davvero riflettere su certe dinamiche.
Sapessi da quanto tempo me lo chiedo. Vedo post banali, su cose fritte e rifritte che ricevono centinaia di condivisioni. Il problema è che quei blog vivono ormai di rendita. Tutto qui. L’ha detto il tipo ormai famoso, quindi è legge.
Bell’articolo Laura! Interessante riflessione e appasionata argomentazione, bravaaa! La Teoria del Cinepattone si applica alla VITA, secondo me: ci sono persone (molte) attratte da ciò che è ”cinepanettoso” e altre persone (poche) attratte da ciò che è l’anti-”cinepanettoso”. Ma tant’è, meglio così, t’immagini se attirassi persone ”cinepanettose”?!
Bellissimo articolo Laura! Dovrebbero leggerlo certi blogger che scrivono praticamente ogni giorno, sempre le stesse, trite e ritrite, cose.
Grazie! Mi hai rincuorato non poco! Buona Domenica 🙂
Questo post era dentro testa di molti, perchè è quello che pensiamo tutti i giorni, dopo aver letto decine e decine di varianti delle stesse ricette ti accorgi che in tutti quegli articoli, a volte, sono presenti anche le stesse parole chiave, forse hanno paura di perdere posizioni preminenti non scrivendo? Le migliaia di visite poi continuano a farle perchè sono la diretta conseguenza delle condivisioni e del nome. A chi si è gettato ora nella mischia potrebbero confondersi le idee: e io? Chi sono? A chi somiglio? Che dilemma.
PS:
però a me Vacanze di Natale a Cortina non mi è dispiaciuto 🙁
Tu sei tu e N O N devi assomigliare a nessun altro. Se hai questo dubbio è perché devi ancora trovare la tua strada, il che è comprensibile perché sei all’inizio. Cerca di trovare il tuo tone of voice, ovvero il tuo modo di scrivere. A me serve un sacco, quando inizio a scrivere, focalizzarmi sui lettori che vorrei che mi leggessero. Ho proprio una lista di nomi e cognomi e mi dico: allora, vorrei che queste persone leggessero quello che scrivo e lo condividessero. Sono una manciata di persone, selezionate e di alto livello (per me). E… funziona.
Arrivo qui dal blog di Dani&Colf, sono d’accordo su tutto. Soprattutto su quanto sia frustrante non riuscire a “vedere” un tangibile successo a fronte di tanti sforzi. Però una ragione me la sono fatta da un bel po’. E soprattutto ho capito che ho un pubblico che, per quanto piccolo, è davvero affezionato, perchè quando ho “bisogno” di loro, smuovono montagne. Quindi il mio sforzo di scrivere qualcosa che valga la pena di leggere e non tanto per a qualcosa è servito. Certo, non azzeccherò tutti i post. Certo, non posso permettermi di scrivere tutti i giorni perchè non ne ho il tempo. Ma quando lo faccio, lo faccio con il cuore e dopo avere ponderato molto bene quel che ho scritto. E mi basta (e m’avanza pure…).
Bellissimo post, Laura: grazie! Condivido e sono d’accordo su tutto: anche io non posso permettermi di scrivere tutti i giorni ma quello che pubblico nasce dal cuore e dall’esperienza sulla mia pelle 🙂
Che gran verità!
È lo stesso principio di “Twitter”. Troppo spesso mi capita di vedere tweet che hanno migliaia di condivisioni tra RT e stelline, e che hanno il contenuto di “meglio un uovo oggi o una gallina domani?”. Allora guardo la popolarità di chi li ha scritti e penso “E certo, ovvio, non sia mai che questa gran poesia non venga colta”.
Poi ci sono quelli come me che, nel loro guscio, scrivono di realtà, con parole vere, tremando dall’emozione. (E indovina: le nostre parole rimangono silenziose, proprio come nei film muti di una volta.)
Però mi piace: come te, mi sento parte di una nicchia di persone che parla al cuore, e non ai numeri. E lo fa sottovoce, in bianco e nero.
Anch’io mi sono sempre posta questa domanda. Ma effettivamente la teoria corretta, come dici tu, è quella del continuare per la propria strada, con passione.
Grazie, grazie e ancora grazie 🙂