(Questo post è stato scritto dalla bravissima Alexandra Franzen: l’ho ricevuto tramite newsletter ieri notte, e l’ho trovato talmente bello ed empatico che le ho scritto chiedendole se potevo tradurlo e condividerlo sul mio blog.)
Alice si è iscritta alla mia newsletter e dopo qualche mese ha deciso di disiscriversi. Quando decidi di cancellarti da una newsletter, hai la possibilità di esprimerne il motivo tramite checkbox. A volte puoi anche lasciare un messaggio.
Questa è stata la motivazione di Alice:
Ho apprezzato molto i contenuti iniziali della tua newsletter, ma dopo alcuni mesi, sei diventata molto arrogante. È bello che tu sia riuscita a diventare una persona di successo, ma ora manchi di umiltà, ti credi chissà chi e io trovo tutto ciò molto stupido. Le tue newsletter non mi fanno più stare bene e non voglio continuare a leggerti.
Questo è successo anni fa, ma lo ricordo ancora molto bene. Ricordo di aver letto e riletto il messaggio di Alice, sentendo una fitta allo stomaco. Non mi sono mai soffermata a pensare al motivo per cui le persone decidono di non leggere più la mia newsletter, ma questa risposta in particolare ricordo che mi ha fatto stare tanto male. Soprattutto queste parole, a quel tempo, continuavano a rimbombarmi nella mente: “Arrogante.” “Ormai manchi di umiltà.” “Stupido.” “Non voglio continuare a leggerti.”
Ricordo di aver pensato: “Non può essere vero, io non sono quel tipo di persona!” ma ovviamente, un’altra parte di me mi dava il tormento con il “E se invece fossi proprio quel tipo di persona?”
Il mio compagno mi ha detto di ignorare il messaggio, di non rispondere, di passare oltre, ma non ce l’ho fatta e ho deciso di rispondere. Ho scritto ad Alice.
“Sembra che ciò che scrivo non ti piaccia più e questo mi dispiace.
È interessante sapere di essere diventata una persona arrogante e priva di umiltà: non credo tu lo abbia scritto con il desiderio di farmi del male, ma è proprio quello che sto sentendo ora.
Se è vero che negli ultimi anni ho avuto successo è altrettanto vero che tra i miei obiettivi c’è sempre stato quello di ispirare i miei lettori, cercando di spronarli a trovare il loro profondo e personale successo. E nonostante non sia perfetta, cerco comunque di condividere con loro gli insegnamenti che incontro lungo il mio cammino.
Mi accorgo solo ora di come il mio tono positivo possa venire percepito come arrogante e non è certo questa la mia intenzione.”
Non immaginavo di ricevere risposta e invece:
“Ho apprezzato che tu ti sia presa due minuti di tempo per rispondermi. Penso tu sia una persona di talento, piena di buoni consigli da condividere, e mi dispiace se le mie parole ti hanno fatta stare male. Non volevo essere così dura, quindi mi scuso per il tono che ho usato per scriverti.”
Qualche minuto dopo, un’altra email, sempre da parte di Alice:
“Ciao, sono mortificata e in imbarazzo, ora. Non volevo che ci rimanessi male: stamattina quando ti ho letta mi sentivo vulnerabile e ho sfogato su di te la mia insoddisfazione. Scusa, davvero.”
Le ho risposto:
“Non sentirti in imbarazzo. Sono felice di aver avuto un dialogo con te e spero che ciò che ti ha fatto sentire vulnerabile sia passato.
PS. Ho appena dato un’occhiata al tuo blog. Da parte di una che ha già superato il suo disturbo alimentare, ti voglio dire: ci stai riuscendo bene, e questo è importante. Continua così.”
Il nostro scambio di email è andato avanti ancora e alla fine è terminato in positivo, con un profondo rispetto l’una verso l’altra (con mia enorme sorpresa, non è stupendo?).
Ho imparato un sacco dalla conversazione avuta con Alice. Nello specifico:
- puoi avere le migliori intenzioni (di aiutare, insegnare, inspirare, spronare a fare del tuo meglio) ma da qualche parte, altrove, ci sarà sempre qualcuno che leggerà il tuo tono come arrogante (o stupido, prepotente, noioso, quello che vuoi). Non puoi fare niente per cambiare quello che è e rimarrà sempre un dato di fatto. Puoi soppesare ciò che scrivi, ma non potrai mai controllare come verrà percepito, assimilato e capito dal prossimo. Questa è la realtà dell’essere uno scrittore e non puoi fare altro che accettarlo;
- a volte, le persone hanno una brutta giornata e senza volerlo commettono azioni di cui poi si pentono. Lo faccio io, tu, tutti. Per fortuna nessuno è perfetto;
- ogni tanto, le persone vedono quel bel campo bianco all’interno del tuo blog “Lascia un tuo commento” e lo usano come antidepressivo/sfogatoio/bar virtuale, dimenticando che dall’altra parte c’è un’altra persona con sentimenti, stati d’animo, emozioni;
- qualche volta – non sempre, ma capita – è possibile avere una conversazione civile, rispettosa e umana con qualcuno a cui non piaci, che ti ha criticato, fatto star male o vede il mondo in maniera diversa da come lo vedi tu (e questo mi dà grande speranza, soprattutto considerando l’attuale clima politico americano…).
La prossima volta che ti senti criticato da un “estraneo” su Internet o dal tuo capo, da uno dei tuoi clienti, da un tuo famigliare, o dal tuo partner, spero che ti ricorderai di questa vicenda: confido che ti possa essere un minimo di conforto.
Spero che questa storia ti serva per capire che non sempre ciò che dicono di te le persone è vero, che le persone esternano i loro pensieri per tanti motivi, e nonostante ciò è comunque possibile comunicare, comprendersi – e potenzialmente – raggiungere insieme a un lieto fine.
Non è troppo tardi per cominciare.
Siamo ancora in tempo per cambiare idea, aprire il nostro cuore, far nascere amicizie meravigliose; possiamo ancora chiedere scusa e le ferite del passato si possono ancora rimarginare, a volte nel giro di poche ore (o tramite uno scambio di email!).
I miracoli accadono tutti i giorni.
Forse potrai vedere qualche miracolo, nella tua casella email, o fuori da questa, già da oggi.
PS. Per farti due risate: oltre ad “arrogante” sono stata chiamata “noiosa”, “sopra le righe”, “scoppiata” e ovviamente “idiota”. Se sei mai stato criticato, per qualsiasi motivo, ricorda che non sei solo. Tutti sono stati criticati. Tutti. È brutto, ma sei in buona compagnia.