Guardare al business online con occhi disincantati può portare a farsi molte domande sul futuro. Ho raccolto in un post quelle che mi sto facendo da un po’ di mesi a questa parte.
Sto cercando con tanta fatica di tornare a scrivere con regolarità su questo blog. Come vedi mi sta riuscendo malissimo.
Le ho provate un po’ tutte: ho fatto corsi di content marketing, ho letto libri, ho partecipato ad eventi. Ho letto blog di non so quanti professionisti, italiani e non, ma le mie idee – invece di diventare chiare – si sono fatte ancora più confuse.
C’è però che mi manca scrivere. Perché mi serve per fare ordine, chiarezza, darmi un metodo, trovare le risposte. E se le risposte questa volta non vogliono arrivare, allora va bene così, proviamo ad arrivarci percorrendo un’altra strada.
Qui sotto elencherò tutte le domande a cui non so dare una risposta: magari buttarle a video mi aiuterà a rispondere a qualcuna, magari non servirà a niente e le risposte arriveranno con il tempo, oppure chissà, sarai tu che risponderai a qualcuna e allora io ti scriverò per dirti grazie.
Ha ancora senso parlare di nicchia online?
Qualsiasi libro o corso di marketing racconta che per avere successo online è necessario trovare la propria nicchia di mercato. Fin qui tutto bene, se non fosse che:
- spesso in quanto a freelance hai bisogno continuamente di nuovi stimoli e lavorare con la stessa nicchia ogni giorno potrebbe cominciare ad andarti stretto;
- esiste un lasso di tempo in cui tutto ciò che puoi proporre alla tua nicchia (contenuti, servizi, offerte) si esaurirà.
Quindi, come fare per non venirsi a noia a vicenda?
Qual è il ciclo di vita del personal branding?
La mia sensazione è che il personal branding abbia una data di scadenza. Ti è mai capitato di leggere dei professionisti online e di trovarli interessanti per un certo periodo di tempo e poco dopo di una noia mortale? A me sì, spesso. E non è che questi professionisti abbiano cambiato il loro modo di comunicare online: ricollegandosi al punto precedente, il mio interesse verso le loro attività e servizi è diminuito perché o ho già comprato tutta la loro offerta (capita di rado) oppure perché non sono riusciti a suscitare in me ancora curiosità. E non è colpa loro: penso che sia proprio un limite del personal branding, che continua a menarcela con l’essere distintivi in qualcosa. È che appunto, diventi distintivo parlando solo di quella cosa, al punto che alla fine vieni a noia.
Esiste una forma di personal branding etico ma al tempo stesso sostenibile?
Ha senso parlare di business plan per l’online?
Se vuoi iniziare qualsiasi tipo di attività remunerativa la prima cosa da fare è fare il business plan. Giusto, ma ho però qualche dubbio sulla sua efficacia per un’attività online. Dal momento che il mercato online cambia alla velocità della luce (basta pensare ai social network che cambiano completamente le regole dei giochi ogni sei mesi), ha senso buttarsi a capofitto nella stesura di un business plan che abbia come scadenza massima due anni? Perché è un po’ quello che vedo guardandomi intorno: chi più e chi meno tra noi professionisti si reinventa ogni due, tre anni (redesign del sito web, revisione dei propri servizi, creazione di nuovi, giusto per citarne alcuni).
Online e offline: quanto è possibile raccontare online della propria vita offline (senza che il nostro business online ne risenta?)
C’è una malattia che ha colpito un po’ tutti online, soprattutto tramite i social network: ha mietuto decine di vittime e temo continuerà a farlo. Si chiama: mito della perfezione. Il popolo delle lenzuola sfatte – eppure sempre perfettamente stirate – con colazione a letto e descrizione “pronta per un’altra giornata, amo il mio lavoro!”; il popolo del selfie al mattino alle 8:00, tutte truccate pur lavorando da casa, consapevoli che il massimo dell’incontro della giornata sarà quello con il corriere Amazon.
Voi non mi avrete mai.
Eppure mi piacerebbe raccontare di più della mia vita, una vita normale e comune, senza “wow”, senza glitter e paillettes. Senza sentirmi in colpa perché al mattino alle 7:00 il mio primo pensiero non è “quanto amo il mio lavoro” ma “ho sonno, ancora cinque minuti di letto, ti prego!”.
È possibile reinventarsi online (senza risultare professionisti che mancano di serietà)?
Siamo naturalmente propensi a ritenere di successo una persona che si è tolta da una situazione scomoda offline, riuscendo a fare bene qualcosa online: esempio banale, licenziarsi da un lavoro opprimente, per avere poco dopo successo tramite un blog. Si guarda però con diffidenza e sospetto a chi, dopo aver avuto successo online in un preciso settore (peggio quindi se professionista), decide di reinventarsi in un altro.
Se un domani volessi aprire un’agenzia di booking e metterci la faccia, perché poi dovrei rispondere alla domanda “ma allora non fai più la web designer?”. Perché dovrei vivere con il terrore che le persone mi reputino meno professionale solo perché mi sono lanciata in un’impresa nuova? Perché dovrei temere che le persone, guardando al mio profilo online, si sentano confuse pensando “ma promuove band emergenti o fa siti web?”. Perché non potrei semplicemente essere molto brava a fare entrambe le cose?
Come si evolveranno i business online da qui a cinque anni?
Domandona da un milione di dollari ma continuo a pormela, soprattutto ora che i 32 anni hanno suonato il gong (per tutti quelli che mi credono giovane c’è la solita risposta: “mai stata giovane”) e il desiderio di realizzare qualcosa a lungo termine si fa sempre più insistente. Da qui la difficoltà nel redigere un business plan a lungo termine.
Ha davvero senso automatizzare i processi di business online?
Novità (o spacciata per tale) del 2017: i chatbot, che vedo proliferare più o meno dappertutto. Non so se abbia senso tutta questa smania di automatizzare, se poi è vero che siamo sempre più propensi a comprare esperienze e non cose, se abbiamo sempre più voglia di contatti umani che di notifiche sullo smartphone. Forse in questo caso la verità sta nel mezzo…?
Queste sono le domande (soffertissime, giuro) che mi sto facendo in questi mesi. Se ti va di dire la tua puoi scrivermi oppure rispondere nei commenti su Facebook.