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Guadagnare online con piattaforme e contest creativi? No, grazie

Guadagnare online con piattaforme e contest creativi? No, grazie

La settimana scorsa ho ricevuto una email da uno dei miei lettori. La copio integralmente perché tocca vari aspetti che altri, privatamente, mi  hanno sottoposto all’attenzione

Le sarei molto grato se mi potesse dire come trovare lavoro freelance: dopo alcuni tentativi di ricerca su internet mi sono imbattuto su diversi siti che offrono opportunità per freelancer (il primo tra i quali  freelance.com), ma purtroppo i richiedenti dopo aver postato un compito remunerato ci mettevano settimane o anche addirittura mesi per rispondere. Questo fatto mi ha fatto perdere la pazienza e ho deciso di mollare. Ora vorrei ricominciare.
Potrei sapere per favore perché ha scelto questa professione e quali sono state le sue motivazioni?

Ho chiesto all’autore della lettera la possibilità di pubblicarla, così da essere d’aiuto a tutti coloro che hanno gli stessi dubbi.

Freelance.com, Twago, 99Designs sono tutte piattaforme che offrono lavoro online per freelance. Il meccanismo è semplice: dopo esserti registrato, puoi accedere a un database di proposte lavorative da parte di aziende che sottopongono vari progetti a cui lavorare. Si va dalle richieste semplici, come la realizzazione di un logo, a quelle più complesse ed articolate, come può essere quella di un sito web.

Se un’offerta ti interessa puoi iscriverti e proporre uno o più lavori. Il committente fissa un compenso, che è quello che otterrai se il tuo lavoro verrà scelto. Di conseguenza, tu non sarai l’unico freelance a proporti per quel lavoro, ma dovrai competere con molti altri: il vantaggio è tutto del committente, che può scegliere il suo preferito tra molti lavori.

Perché non mi piace

Dopo averlo provato mi sono chiesta spesso come mai molti siti e blog del settore consigliassero queste piattaforme. Non me ne voglia nessuno, ma io non sono riuscita a trovare nemmeno un punto a loro favore.
Raccolgo le idee e ti spiego il perché.

1. Nessuna garanzia

Se mi propongo per un lavoro e invio il mio materiale, non c’è nessuna garanzia che verrà scelto, perché insieme a me, ci sono altri freelance che faranno lo stesso. Il risultato è che, nove volte su dieci, perdo il mio tempo. E se sei un freelance, sai bene quanto sia prezioso: il detto “il tempo è denaro” l’ho compreso molto bene quando ho iniziato la mia professione.

2. Competizione con altri freelance

Si innesca una gara, una competizione inutile, con tutti gli altri freelance. Ed ecco, questo forse è l’aspetto che più mi infastidisce di queste piattaforme. Noi freelance dovremmo aiutarci, fare gruppo, condividere esperienze: non primeggiare o scannarci per ottenere un compenso.

3. Parliamo di qualità?

Ora mi rivolgo alle aziende che usano queste piattaforme: pensate davvero che avere millemila proposte per un vostro lavoro significhi davvero arrivare al risultato che avevate in mente? Io non credo.
Ho letto cose assurde come aziende che chiedevano un sito per 300 €. Qual è il risultato a cui miravate? Mi viene da pensare che siete le stesse aziende che hanno a capo gente che al web designer – in fase di preventivo – dice “ma é troppo! Mio cugino me lo fa per 50 euro!”. Ok, la professionalità non sta di casa qui.

4. Consiglio agli aspiranti freelance

Io ci sono già passata, quindi mi sento di darti un consiglio.

Me lo ricordo bene il desiderio di ottenere il primo lavoro, di mettersi in gioco e di far vedere a tutti chi siamo.
All’inizio è naturale non avere clienti, ma ti assicuro che questo non é il metodo giusto per ottenerli. Anche perché non c’è nessun o quasi, dialogo con il cliente, e invece la buona riuscita del tuo lavoro si basa anche su questo.

Non riuscirai mai a soddisfare il tuo cliente se non lo accompagni in tutte le fasi del progetto.

Puoi portare a termine un progetto con un cliente, ma una collaborazione con lui non finirà mai, se dimostri professionalità e tutte le doti che lui cerca nella tua figura.

Ora che ti ho detto cosa ne penso di queste piattaforme (se non sei d’accordo raccontami la tua esperienza: sono sempre pronta a rivalutare la mia posizione), passiamo al prossimo punto.

Sono diventato freelance, ed ora?

Di solito, ma non sempre, se scegli di aprire partita IVA e diventare freelance, è perché hai appena lasciato un lavoro da dipendente: sei già nel settore e sai quindi come muoverti alla ricerca dei tuoi clienti.

Non é sempre così: per per esempio non lo è stato.

Sono sincera: non ricordo con piacere quel periodo.
Devi essere tenace, determinato, consapevole della tua professionalità e positivo. Sí, anche quando pensi che non ci sia nulla per cui stare allegri, è fondamentale e su questo non transigo.

Devi farti conoscere nella tua zona perché nessuno sa chi sei e di cosa ti occupi. È un punto che molti non prendono nemmeno in considerazione, me compresa, al tempo.

Tieni monitorati gli annunci di lavoro nella tua zona e invia il tuo curriculum a tutte le agenzie della tua zona. Ricorda che molte non ti risponderanno, alcune vorranno conoscerti, solo alcune ti prenderanno davvero in considerazione. Non vedere l’incontro come un colloquio, nella quale tu sei la parte a sfavore: è un dialogo tra due parti che stanno sullo stesso piano. Loro di te vorranno sapere chi sei e cosa fai (e tu hai già pronto un portfolio con i tuoi lavori, vero?) e tu devi chiedere perché si sono mostrati interessanti al tuo profilo e di che cosa si occupano. Tu vuoi collaborare con agenzie che ti stimolino, che siano il più possibile in linea con il tuo lavoro-pensiero, quindi non devi accontentarti della prima che capita (ti stuferai velocemente altrimenti, ci metto la mano sul fuoco).

Se sei interessato ad approfondire l’argomento, puoi leggere:

10 commenti su “Guadagnare online con piattaforme e contest creativi? No, grazie”

  1. Mi trovi pienamente d’accordo. Un pò come zooppa.com, questi portali sono la morte della creatività e della professionalità. 300euro un sito? 100euro per un logo? 150euro per una pagina pubblicitaria? Mi vengono i brividi a sentire certe cose..
    Non credi che il problema derivi da una poca consapevolezza del nostro settore? Mi riferisco al fatto che è sempre più difficile comunicare e far capire realmente le nostre specializzazioni e quanto valgono..

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    • Ciao Davide, io non mi sento di dare la colpa al giovane creativo che prova questi siti, messo in chiaro che quello non è lavorare con dei clienti.
      L’azienda invece che propone un progetto su questi siti, sì, ecco, mi dà già più fastidio, perché lo fa quasi esclusivamente per un motivo: risparmiare il più possibile.

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      • Nemmeno io incolpo il giovane creativo (e come potrei, se qualche anno addietro ero io stesso un assiduo frequentatore di questi portali?). Mi sono accorto della cosa solo alcuni mesi dopo, quando vedevo ore di lavoro di così tante persone abbandonate un pò a se stesse e quando la magia è svanita.
        Personalmente, sto avviando un progetto di formazione e sensibilizzazione alle aziende proprio in questo senso: per far capire realmente l’importanza del nostro lavoro e restituirne la dignità!

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  2. Mai usati. Onestamente non ho mai avuto la necessità di usare una piattaforma per trovare lavoro. Il modo migliore per trovare clienti è semplice dal mio punto di vista: lavorare sul blog, migliorare la mia presenza online a 360 gradi.

    Report parlava di agenzie, in Inghilterra e in Olanda, che facevano da tramite con il freelance (ecco l’articolo http://bit.ly/webwriter-futuro ). Ma i guadagni erano faraonici.

    Qui in Italia preferisco fare da solo.

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    • Concordo su ogni parola che hai scritto. Da quando ho iniziato a curare il mio blog e a vederlo come un’oppurtunità per crescere professionalmente mi sono accorta di quanto sia importante. Conosco professionisti, ricevo più preventivi: non avrei mai immaginato.

      Ps. la puntata di Report ho scelto di non guardarla per evitarmi il mal di stomaco (lo so, non è un bel atteggiamento)

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  3. Non ero neppure al corrente dell’esistenza di queste piattaforme fino a un paio di mesi fa, quando una mia conoscente mi ha segnalato starbytes.it. Più per spirito indagatore che per reale necessità, ho provato a registrarmi e leggere il brief di un progetto (nello specifico, si richiedeva il payoff per una catena di alberghi). Agghiacciante a dir poco.

    Il committente (o in questo caso LA committente) pubblicava in bacheca critiche spietate e per nulla costruttive nei confronti dei freelance, sull’onda del “gli slogan pervenuti finora sono tutti banali e scontati” oppure “evidentemente non vi è chiaro cos’ho in mente”. Certo che non ci è chiaro. Non ti conosciamo. Abbiamo soltanto letto due righe scarne di brief, non ci siamo mai guardati in faccia, di certo la telepatia non rientra tra le nostre competenze.

    Non solo: ho trovato aberrante la pratica dei voti, che permette ai clienti di assegnare da una a cinque stelline ai lavori inviati. Insomma, competizione alimentata ai massimi livelli e messaggio del tutto errato (“sfruttate pure i freelance, farebbero di tutto per ottenere un lavoro”). Fatica, tempo sprecato e critiche gratuite non valgono 150 euro. Né 300. Né 2000.

    Condivido ogni tua parola, Laura, e probabilmente se non avessi scovato questo tuo articolo ne avrei scritto io uno a breve per denunciare questi pseudo-contest.

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    • Nulla da aggiungere, hai fatto bene a registrarti per vedere come funziona ma poi, come dice Dante: “guarda e passa”. 😉

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  4. Grazie Giulia per il tuo intervento: so che hai lavorato per 99designs e 12designer e speravo che prima o poi passassi di qua per dire la tua.

    Non credo che dal mio post traspaia la volontà di parlare male di chi usa con soddisfazione queste piattaforme, anzi. In realtà il mio post si rivolge a tutti coloro che questi siti ancora non li hanno provati.

    Ho scritto di non registrarsi? No.

    Io ho spiegato la mia esperienza e il giudizio che ne è conseguito. Non mi sono piaciuti e per questo non li consiglierei, ma chiaramente, se la cosa incuriosisce qualcuno (anche dopo aver letto quello che ho scritto), dovrebbe provarli.

    Sono snob? Ora sì, quando provai per la prima volta un sito di crowdsourcing certamente no. Sono/ero una designer mediocre? Può essere.

    Rimarco la mia posizione: essere freelancer è un altro paio di maniche. E’ una figata che ci sia un community manager che si occupi di dare delle garanzie ai designer (questa non la sapevo) ma facciamo un discorso un po’ più ampio: quanto posso andare avanti con queste piattaforme? Ecco, io non mi ci vedo a 40 anni su un sito di crowdsourcing a star ancora lì a partecipare ai contest. Mi ci vedo invece qui, a portare avanti la mia presenza online tramite il blog.

    Noi freelancer facciamo fatica a farci pagare, scrivi: è vero. Per questo il cliente lo devi vedere vis-à-vis: perché se all’inizio sei un totale imbranato (si va dal non riuscire a spiccicare parola al puro terrore in fase di discussione del preventivo) a forza di incontri su incontri, con clienti sempre diversi, l’esperienza arriva.
    Impari a spiegare un progetto, di cosa ti occuperai e se ti fanno la rimostranza del “sei troppo caro”, sai snocciolargli, punto per punto il perché di quel prezzo.

    Arrivi ad un punto che ti basta un’occhiata per capire che tipo di cliente hai di fronte: capisci se davanti a te hai qualcuno che ti tirerà scemo per ogni minuscola idiozia, se è uno che ha intenzione di non pagarti e via dicendo. Ecco, è per questo che a me non piacciono queste piattaforme, principalmente: mancano di “fisicità”.

    Chiudo ripetendo: questa è la mia opinione e la mia esperienza.

    Grazie per il confronto.

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    • Ok. Qualche precisazione.

      1) Quando parlo di designer mediocri, mi riferisco ai non professionisti (mi pare anche di averlo scritto). Quelli, cioe’, che si iscrivono pensando di aver trovato la gallina dalle uova d’oro, non sono capaci di fare I designer ma ci provano lo stesso e vengono eliminati quasi subito. Ho portato il loro esempio, per “giustificare” la bassa qualita’ di cui parli che pero’, come aggiungevo, viene oscurata dai lavori dei tanti designer bravi.
      2) No, forse non hai scritto di “non iscriversi” usando queste testuali parole. Pero’ lo sottointendi, evidenziando I lati negativi di un’esperienza che -da quanto ho capito- e’ stata molto breve e non veramente approfondita.
      Gia’ sapere che c’e’ un community manager che vigila e fa da filtro, forse ti avrebbe convinto di piu’…ma entrando fugacemente nel sito, non lo vieni a sapere perche’ e’ solo dopo una “frequentazione” della community e un uso non dico assiduo ma almeno regolare dei contest creativi che inizi a ingranare e a capire bene I meccanismi. Iscriversi, entrare e dare un’occhiata non dice nulla. Infatti, tu non sapevi che c’era il cm, ad esempio.

      3) Il fatto che tu non ti veda a lavorare su un sito di crowdsourcing a 40 anni, penso sia abbastanza normale (ma nessuno l’ha detto infatti)
      Neanch’io mi vedevo a fare la community manager 40 anni, la verita’ e’ che neanche so cosa faro’ domani quindi e’ un discorso un po’ fine a se stesso e un po’ “anni 90”.
      Chissa’ come cambiera’ il mondo del lavoro. Guarda come e’ gia’ cambiato in pochi anni.
      Dai, non possiamo fare questi discorsi nel 2014.
      Non credo proprio che I siti di crowdsourcing si pongano fome datori di lavoro per la vita, del resto: sono strumenti molto utili da utilizzare in modo intelligente.
      Ho conosciuto mamme designer che con il sito arrotondavano, utilizzandolo solo nel tempo libero. Ho conosciuto architetti che, per sfizio, volevano mettersi in gioco. Ho conosciuto studenti che lo utilizzavano quasi a tempo pieno. Sta a te. Ma nessuno ti dice che a 40 anni devi continuare a farlo. Pensa che c’e’ gente che dice a 40 anni non si vede come freelancer, quindi direi che il mondo e’ bello perche’ e’ vario.

      A te non piace perche’ non vedi il cliente e non hai la fisicita’. Perfetto. De gustibus. (anche se, come ti spiegavo, in realta’ il rapporto c’e’ eccome…se invece vuoi proprio vederlo in faccia e stringergli la mano, allora si’)
      Pero’ magari ci sono designer italiani che vivono in Nuova Zelanda (paese a caso eh!), che si spostano di continuo e che non riescono a incontrare I clienti…e magari per questi designer, la mancanza di fisicita’ e’ compensata dalla possibilita’ di avere uno strumento che offre loro il modo di lavorare in qualunque posto si trovino.
      Ripeto: e’ uno strumento da utilizzare In modo intelligente, sfruttando tutte le opportunita’ e I contatti che da esso derivano. Non e’ il lavoro della vita. E’ un’opportunita’.

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  5. condivido il tuo pensiero al 100%. Proprio ieri mi hanno chiamato da twago cercando di farmi comprare l’account premium. Anch’io ho osservato questi siti, credo sia normale in momenti di cali di lavoro cercare soluzioni facili online… ma mi dispiace io non mi fido, preferisco avere clienti piccoli ma parlarci di persona, bere un caffè, avere le loro sensazioni per quello che vogliono comunicare per la loro attività. Credo che per me questo sia un ingrediente fondamentale per “creare” e per dare un valore aggiunto al mio lavoro. La maggior parte delle volte i clienti diventano poi amici o si collabora per altri progetti… Sarà più difficile trovare clienti in questo modo ma per me è l’unica strada possibile. Avanti tutta creativi!

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