Chi non si è trovato – almeno una volta nella vita – a dover fare i conti con un cliente molesto? Quello che ti fa penare, non riconosce la tua professionalità o non ti paga? Sul come riconoscere clienti di questo tipo ci potrei scrivere un libro, ma magari basta questo post. Buona lettura!
Premessa piena di cuoricini: clienti belle, questo post non è per voi. Non fatevi strane idee. Siete tutte persone con cui è una bellezza lavorare. Non potrei desiderare di meglio.
Gli inizi
All’inizio del tuo percorso professionale da freelance, la cosa più difficile da gestire è il rapporto con il cliente. Magari sei sempre stato un dipendente, oppure hai da poco finito l’università: in entrambi i casi nessuno ti ha mai insegnato come trattare con queste misteriose entità. Di fronte a loro non sai bene cosa dire, come inquadrarli, ti chiedi se ti pagheranno. Ecco, stai tranquillo, è normale. L’unico modo per imparare a gestire tutto ciò è lavorare con più clienti possibili. All’inizio prenderai delle palate sui denti fotoniche: ci sarà il cliente che non paga, quello che ti tira scemo con mille modifiche ad un sito che hai fatto ad un prezzo stracciato, quello che salda la fattura (quando va bene) dopo ventimila telefonate.
Fidati di me: una mattina ti alzerai dal letto e potrai dire di aver abbastanza esperienza per permetterti il lusso di dire di no ad un cliente.
Il cliente che ti fa perdere tempo
Presto ti accorgerai di avere sempre meno tempo. Il mio lavoro è basato su questo semplice elemento, che molti tendono ad ignorare: il tempo. Credevi dicessi i soldi? Ebbene no. Lavoro per avere una cifra sufficiente sul conto corrente che mi garantisca di condurre una vita dignitosa (d’altro canto, ho sempre preso molto sul serio la Costituzione) e, quando mi va, di non lavorare. È uno dei miei obiettivi: mi piace accumulare esperienze, non cose (questa non è mia, l’ho letta da qualche parte).
Per questo non accetto di lavorare con un cliente che mi fa perdere tempo. Perché, se non ha rispetto per il mio tempo, figuriamoci se lo avrà mai per il mio lavoro.
Il cliente che si crede tuo amico
“Amici è una parola grossa” lo dice Domitilla ed è una di quelle frasi che mi farei tatuare da qualche parte. C’è il conoscente che, solo perché ci stai bevendo qualcosa insieme crede di potersi definire tuo amico, c’è il fidanzato della tua migliore amica, che non sai nemmeno che faccia abbia e che crede che l’amicizia si trasferisca per osmosi dalla tua amica a lui. Tutti che vogliono un tuo servizio gratis o scontato: “perché siamo amici!”. In queste situazioni assumo l’espressione della foto qui sopra e rispondo con un laconico “io non ho amici”, per farli scendere tutti dalle nuvole dell’entusiasmo.
Poi c’è il cliente che si è fatto l’idea che tu sia diventato un suo amico, e tu ancora cerchi di capire da dove gli venga questo pensiero. Nei casi più disperati può addirittura arrivare a pensare che tu, oltre a fare siti web, tenere corsi e scrivere, faccia come secondo lavoro anche la psicanalista e quindi si senta assolutamente in diritto di raccontarti che per lui è un periodo un po’ così, c’ha le turbe, i problemi con il/la consorte o con i figli, e blah blah blah. Così ti ritrovi al telefono, di venerdì alle 19:00, e mentre il cliente ti vomita addosso tutte le sue rogne, tu vorresti solo riattaccare e goderti il tuo meritatissimo week end davanti a uno spritz.
Il cliente che chiede un lavoro gratis
Dalla notte dei tempi c’è una frase che il freelance ha il terrore di sentir pronunciare dal cliente ed è: “mi serve gratis”. I più zuzzurulloni aggiungono subito dopo “entro ieri”. Dai, sono certa che almeno una volta hai sentito:
- “la mia attività è all’inizio, ma poi se continuiamo a collaborare potrò pagarti”;
- “non posso pagarti, ma in cambio avrai visibilità”;
- “sai, io ho un sacco di lavoro e di progetti! Per questo progetto non ti pago, perché voglio vedere come lavori, ma per i prossimi…!”
Segue sempre la stessa risposta: no. No, perché io non sono una onlus. No, perché so riconoscere da sola i progetti in grado di portarmi visibilità e uhm… il tuo non ne fa parte. No, perché non mi interessano i tuoi fantomatici progetti futuri:
Live and pay fast, die young
Il lavoro gratis non è lavoro. Sveglia, gente!
Perché dire di no a un cliente
Basta come risposta: perché è una delle poche cose stupende dell’essere freelance? Dal momento che ferie e malattie pagate sono concetti che mi fanno sorridere, tredicesime e quattordicesime ridere a crepapelle, TFR credo stia per Tanto Fregato Resti, mi permetti, sempre con molta umiltà eh, di scegliere con chi lavorare?
Se il rapporto con il cliente deve trasformarsi in una guerra, ecco, io sono per la pace: declino gentilmente, rinuncio ai soldi e – ricca della mia serenità e padrona del mio tempo – esco a farmi uno spritz.