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Quello che vuoi esiste, se solo hai il coraggio di cercarlo

Quello che vuoi esiste, se solo hai il coraggio di cercarlo

È notte inoltrata, l’ultima a Zante. È stata una vacanza strana e per certi versi non piacevole. Inutile andare lontani, i problemi e i pensieri ti seguono. L’ho sempre detto, io.

In questo post non voglio parlare di me. È un post che scrivo di getto.

Stasera mi ha scritto una mia cliente. Il sito che ho fatto per lei è pronto per essere lanciato, manca solo il suo post di benvenuto. È intimorita. Rifletto sulla cosa e mi accorgo che non è la sola: altre mie clienti stanno nella stessa situazione.

Non è questione di preparare calendari editoriali o di saper usare WordPress senza fare danni.
La cosa che mi ripetono tutte è: “Sarò adatta? Sarò all’altezza?”. Altre mi dicono “Mi giudicheranno. Forse non dovrei scrivere che sono in grado di fare questa cosa, meglio non dica che ho questa esperienza. Non voglio che pensino che sia autoreferenziale”.

Ecco, sto provando a mettermi nei panni del lettore: in questo momento, cara cliente, sono una tua lettrice. Cosa voglio sapere di te? Cosa mi incuriosisce?

Io voglio sapere tutto. Mi interessano le tue esperienze lavorative, e se leggo che hai una competenza che io non ho, mi dico “ehi, questa è una tosta, che ganza!”.
Se hai un’idea, qualcosa di innovativo che sei riuscita a realizzare da sola, penso: “accidenti, che bella cosa, perché io non ci sono arrivata?”. E sono felice per te.
Voglio sapere quello che pensi. Voglio che mi permetti di entrare nella tua testa, anche se la tua mente è piena di sentieri contorti e un po’ impervi. Non ho paura: ai piedi ho delle scarpe da ginnastica e mi è sempre piaciuto camminare.
Più di tutto, voglio sapere cosa abita il tuo cuore. Quando e per cosa freme. Mi piacerebbe avervi accesso, esplorarne i bagliori violetti e poter vedere cosa hai appeso di caro sulle sue pareti. Ma certo, non ho la presunzione di potervi entrare con così tanta facilità e in così breve tempo.

Quindi ti dico: prenditi il tuo tempo. Ci sono tante forme di scrittura, tutte meravigliosamente diverse tra loro. È questo il bello del tenere un blog: puoi scrivere per tutta la vita di tutorial, di come si fa questo o quest’altro, senza che la gente che ti legge sappia mai davvero chi sei. E non è una brutta cosa, bada bene: stai aiutando chi ti legge (che è sempre un bel regalo) e in più stai mettendo ordine tra le tue competenze. Scrivere per filo e per segno come si fa qualcosa, ti aiuta ad andare spedita nel tuo lavoro, perché hai un metodo, hai un ordine che è il tuo. Se lo sai scrivere, sai metterlo in pratica e domani puoi addirittura insegnarlo.

Poi con il tempo potrebbe succederti quello che è successo a me: scrivere di tecnicismi non ti basta più. I lettori non sono più entità astratte, numeri che leggi sul tuo Google Analytics ogni giorno. Sono persone che ti scrivono, con un nome, un cognome, e una foto profilo che andrai freneticamente a cercare su Facebook. Persone come me e come te. Ragazzi e ragazze più giovani di te che vogliono fare il lavoro che fai tu e che ti scriveranno per chiederti: “tu come hai fatto?”. Queste forse sono le mail più belle che riceverai: nella tua risposta ci dovrà essere un profondo senso di responsabilità, perché quello che scriverai verrà assorbito come una spugna.

Scrivi prima di tutto per te. Scrivere serve a fare chiarezza: nella tua testa, nel tuo cuore, nella tua vita. É l’arma gratuita che puoi usare quando sei confusa, negativa o depressa. È un balsamo benevolo che esce dalle tue dita e ti si deposita sul cuore.

Ti giudicheranno? Ovvio che lo faranno. Ma questo non vuol dire che te ne debba importare qualcosa, o che tu debba smettere di scrivere.
Il più grande insegnamento che mi hanno dato le scuole superiori è una frase, che tuttora, dopo quindici anni, non ho scordato: “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”. Che non è altro che il nostro moderno fottesega, se preferisci.
Fregatene se c’è chi ti giudicherà male. La gente lo fa dalla notte dei tempi. Fregatene se ridono di te, ti criticano o ti dicono che stai sbagliando. Quello che scrivi è la tua Verità, non la loro. Non c’è un giusto o uno sbagliato, e la gente dovrebbe finalmente rendersene conto.
E in ogni caso, fidati: chi ti giudicherà male sarà sempre chi non fa e una minima parte rispetto a chi ti scriverà per dirti grazie. Inutile crucciarsi, non credi?

Ci saranno volte in cui andrà così male che sopravviverai a malapena e volte in cui capirai che sopravvivere a malapena secondo i tuoi parametri è meglio che vivere una pomposa vita a metà secondo i parametri degli altri.
‑ Jeanette Winterson

Che ok, magari è un modo un po’ estremo per ribadire il concetto, ma la Winterson è così, l’ho scoperta durante questa vacanza e me ne sono innamorata alla follia.

Allora, lo tiriamo fuori questo coraggio? Comincio io: con questo post inizio una nuova categoria del blog, intitolata Personal. Cose mie, ma da oggi anche un po’ tue. Sì, ti sto aprendo le porte del mio cuore.

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